La casata di Federico Barbarossa, la Hohenstaufen, ebbe un certo prestigio nel corso del medioevo ed ancora oggi molte teste coronate possono dirsi discendenti di quell’antica famiglia.
Hohenstaufen: una casata antica
La casata degli Hohenstaufen prende il suo nome dal castello di famiglia la cui costruzione fu avviata alla fine dell’undicesimo secolo da Federico di Buren, capostipite della dinastia.
Lo stemma che adorna l’antico maniero ed i sigilli regali raffigurano uno scudo dorato su cui si muovono tre leoni neri, simbolo del Ducato di Svevia. Il vessillo nei secoli subì però parecchie modifiche. Il fondo ad esempio divenne argentato ed i leoni rossi. In epoche più recenti il vecchio stemma venne sostituito da uno ritraente un’aquila nera in volo su uno sfondo dorato. Tale cambiamento si deve al tentativo di mantenere un legame forte con il Sacro Romano Impero governato dalla casata. Lo stemma tuttavia cambiò ancora molte volte. La famiglia regnò su gran parte dell’Europa: tra undicesimo e tredicesimo secolo i suoi possedimenti andavano dalla Germania alla Sicilia passando per Gerusalemme.
Estinzione del nome
Sebbene parecchio prolifici, gli Hohenstaufen si estinsero nel corso del dodicesimo secolo con Corradino di Svevia, il quale ebbe soltanto una figlia che ovviamente dopo le nozze non conservò il cognome originario. Tra i rampolli della famiglia c’erano anche Enzo e Manfredi, ma nemmeno loro riuscirono a tramandare il cognome dell’antica casata.
Le gesta e le storie degli Hohenstaufen non mancarono di affascinare scrittori e letterati. Dell’omicidio di Corradino per mano di Carlo d’Angiò troviamo così narrazione nella Divina Commedia. Federico Barbarossa compare invece nel Baudolino di Umberto Eco, mentre ne La sposa normanna di Carla Maria Russo vengono narrate le vicende di Costanza d’Altavilla, anch’essa parte della famiglia degli Hohenstaufen in quanto figlia di Manfredi.
La casata del Barbarossa
Sebbene non si abbia alcuna certezza in proposito, pare che Federico Barbarossa nacque tra le mura del castello di Waiblingen tra il 1118 ed il 1125. Figlio di Federico II di Svevia e Giuditta di Baviera, partecipò alla Seconda ed alla Terza Crociata ed assunse il titolo di Duca di Svevia nel 1147, appena dopo la morte del padre.
Federico Barbarossa salì al trono succedendo a suo zio a Corrado III,. Acquisì successivamente, nel 1155, il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero. Il nuovo regnante si dimostrò sin da subito un uomo di polso, capace di tenere testa anche al dilagante potere della Chiesa. Federico tentò di istituire una politica di collaborazione tra i poteri forti: da una parte il re e dall’altra il Papa, uniti nel rendere solido ed indomabile il territorio della cristianità. Ciò significava non cedere in alcun modo all’imperatore di Bisanzio parti del Sacro Romano Impero.
La sua politica fu molto conciliante. Non di rado il re convocava delle speciali assemblee, le diete, a cui prendevano parte i nobili ed il clero al fine di meglio amministrare i possedimenti della corona. Federico ostacolò i nemici confiscandogli i terreni, puntualmente regalati ad amministratori di basso rango, allo scopo di fidelizzare le istituzioni e di garantirsi un appoggio costante e sicuro da parte della nascente classe aristocratica.
In Italia il suo dominio non fu sempre semplice. Papa Alessandro III era infatti un alleato dell’imperatore bizantino e molti comuni mostrarono di non gradire l’ingerenza del sovrano svevo nel controllo delle loro amministrazioni. Intanto la situazione iniziava a barcollare anche in Germania. Federico recuperò la stabilità del trono con la Pace di Costanza del 1183 concedendo ai Comuni, comunque assoggettati alle leggi dell’impero, autonomia locale. Estromise poi il cugino Enrico il Leone dal ruolo di governatore della Germania ed unì in matrimonio il figlio Enrico a Costanza d’Altavilla stabilizzando il suo dominio al sud.