Ciaone è un neologismo entrato a far parte della lingua italiana da alcuni anni, dopo che è stato usato inizialmente sui social. Lo troviamo infatti già presente su alcuni vocabolari, perché è diventata una parola nuova a tutti gli effetti. Non tutti però sono a conoscenza di questo vocabolo. Ecco allora che in questo articolo ne spieghiamo il significato, le origini e soprattutto quando si usa la parola ciaone.
L’origine di ciaone
Quello di ciaone è ormai un vero tormentone, diventato sempre più diffuso nella lingua parlata. Chi ha coniato questa parola e in quale occasione? Questo termine compare nel film Confusi e felici, pronunciato da Caterina Guzzanti nella frase “So du’ anni che c’ha lasciato, c’ha fatto proprio ciaone, ciaone proprio.” Il suo era un riferimento nemmeno troppo velato al fatto che da due anni l’attività sessuale era praticamente inesistente.
E fu ripreso alla radio da Ignazio Failla nel 2014, all’interno del programma che conduceva sull’emittente Dimensione Suono Roma. Nello stesso anno anche Emma Marrone utilizza Ciaone all’interno del programma Amici e poi con un hashtag su Twitter. Ovviamente vista la popolarità della cantante, il termine assume subito una notevole notorietà. Nel 2016 la popolarità di ciaone cresce ancora, dopo l’utilizzo del neologismo da parte Matteo Renzi durante la campagna elettorale un anno prima e di un altro tweet del deputato PD Ernesto Pesce che lo scrive sulla piattaforma a proposito dei comitati promotori del referendum sulle trivellazioni in mare. “Prima dicevano quorum. Poi il 40. Poi il 35. Adesso, per loro, l’importante è partecipare #ciaone”. Da lì in poi ciaone diventa virale, trovando un ampio consenso un po’ ovunque. Per il successo del termine in poco tempo, anche la Treccani sceglie di inserirlo nel vocabolario dei neologismi della lingua italiana.
Il significato di ciaone
Nella lingua italiana ciaone è un sostantivo maschile, accrescitivo della parola ciao. Assume un significato ironico e anche di scherno. Ad utilizzarlo sono in prevalenza giovani e ragazzi, nell’ambito della musica e del cinema.
E’ una di quelle parole che si sono diffuse soprattutto grazie ai social network e ai nuovi media, per poi entrare a pieno titolo nell’italiano parlato e scritto. Naturalmente affinché diventi una parola utilizzata proprio da tutti dovranno passare anni ma siamo sulla buona strada. A pronunciare ciaone sono infatti sia giovani che adulti. Possiamo utilizzare ciaone in due modi: per scherzare in maniera sarcastica oppure con un senso più sprezzante, per insulti poco convenienti.
Ciaone nei dialetti meridionali
A parte i recenti utilizzi della parola, ciaone si rivela come un termine di origini più antiche, visto che nel sud Italia veniva già usato in passato. In Basilicata nel dialetto di Trecchina si usa il termine ciaone e anche il diminutivo ciaonieddro.
Qualche dubbio in più resta circa il suo significato visto che il termine non ha etimo. Per alcuni vuol dire osso della zampa di bambino o di bovino. Anche in qualche dialetto rom calabrese e di altre regioni meridionali si trova ciaone con il significato di bambino o ragazzo.
Ci sono anche significativi dispregiativi, perché in alcuni dialetti ciaone significa spaccone, zotico o scemo. Utilizzato nella versione femminile diventa sciavazza che vuol dire donnaccia, prostituta. In Sicilia ciaone, sciaune, è anche colui che non fa parte di un popolo e vuol dire forestiero.